Raoul Dufy. Il pittore della gioia è il titolo della grande mostra dedicata al poliedrico artista francese Raoul Dufy e ospitata nella sede espositiva di Palazzo Cipolla a Roma fino al 26 febbraio.
Il percorso della retrospettiva è strutturato in 14 aree tematiche e composto da 160 opere provenienti da varie collezioni pubbliche e private francesi. È un excursus che ripercorre le fasi artistiche di Dufy attraverso dipinti, disegni, incisioni, illustrazioni, scenografie e bozzetti per la moda.
Raoul Dufy
Raoul Dufy (Le Havre, 1877- Forcalquier, 1953), ebbe una formazione artistica complessa ed articolata. Nacque a Le Havre dove frequentò i corsi serali del pittore Charles Lhuillier presso la scuola municipale di Belle Arti. Tra il 1880 e il 1890 è a Parigi con una borsa di studio della città di Le Havre che gli permette di studiare all’École des Beaux Arts nell’atelier di Leon Bonnat.
La vita a Montmartre è vivace e ricca di stimoli culturali e contatti con altri grandi artisti. Incontra il pittore Braque con cui stringe una forte amicizia e da cui sarà fortemente influenzato nello stile. Conosce l’opera di Picasso, rimane estasiato dai colori di Matisse, viene rapito dal movimento Fauve e dalla plasticità volumetrica di Paul Cézanne.
Il pittore della gioia
Quello che colpisce maggiormente nel percorso espositivo è la perpetua ricerca della gioia nel colore, in tutte le sue gradazioni. La pittura di Dufy sembra un’esplosione di cangianti fuochi d’artificio in un periodo storico difficile devastato dalle due grandi guerre mondiali.
Forse l’artista, con le sue opere, voleva esorcizzare la tragedia e il grigiore della guerra donandoci la gioia dell’arte. Il suo segno sembra smaterializzarsi nel colore e noi possiamo provare ad immaginare Raoul Dufy immerso nei suoi pennelli, come un bambino che gioca con la sua variopinta tavolozza dal cromatismo in perpetuo movimento.
Dufy, proprio perché dava più importanza alla forma che al contenuto, è stato relegato per molti anni ad un ruolo di secondo piano. Nel periodo storico-artistico in cui visse, l’impegno nell’arte era considerato un imperativo. Invece, l’apparente semplicità e spensieratezza di Dufy celano uno studio profondo e meticoloso in cui è centrale l’idea che il colore servisse ai pittori per catturare la luce e renderla agli spettatori.
”Nella pittura l’elemento essenziale è il colore. Il colore è un fenomeno della luce. Per i colori la materia si serve della luce. Per catturare la luce il pittore si serve dei colori”. (Raoul Dufy)
Lo stile
Dufy inizia a dipingere con uno stile molto vicino al movimento Fauve negli anni 1907-1909. In mostra possiamo ammirare quadri deliziosi come La Terrazza sulla spiaggia
e La veduta dalla Terrazza del 1907.
Il Caffé a L’Estaque del 1908 celebra il suo soggiorno a L’Estaque con il pittore Braque.
Successivamente Dufy si avvicina alla pittura del grande Paul Cézanne, “il padre di tutti noi” come diceva Pablo Picasso. Le forme assumono connotazioni e volumi geometrici. Ne Il giardino abbandonato del 1913, l’allontanamento dalla realtà è palese, le dimensioni degli oggetti sproporzionate. Il suo interesse è concentrato su linee e volumi e la loro interazione.
La Grande Bagnante del 1914 rappresenta il culmine della ricerca cubista. Questa figura scultorea con le sue forme generose incarna la modernità e il classicismo, permeata dai ricordi delle estati che il pittore trascorse a Le Havre.
Moda e decorazione
Tra il 1912 e il 1929, Raoul Dufy disegna per la maison Bianchini-Férier stoffe stampate per la moda e l’arredamento. Motivi floreali, fantasie animalier ed esotiche, la vita contemporanea, lo sport e decorazioni astratte.
La fantasia e l’estro creativo del pittore trovano negli elementi decorativi una spinta a creare bellezza, e si iscrivono nelle importanti realizzazioni dell’Art Déco.
La sinergia tra arti applicate e pittura ha trovato in Dufy un protagonista assoluto che non finisce mai di stupire. In mostra vediamo progetti per piastrelle, stoffe per vestiti ed abiti alla moda.
In questa sezione spicca il delizioso dipinto Trent’anni o La vie en rose del 1931.
Un quadro dalla sensibilità delicata e sottile in cui le decorazioni rosa arabescate delle pareti si fondono nel rosso acceso dei fiori nel vaso: come in un gioco magico diretto dal pittore.
I viaggi, i campi di grano, le modelle, i fiori
Nel 1922, Dufy, alla perenne ricerca della luce visita l’Italia. Firenze, Roma, Napoli e la Sicilia. Nel 1926 viaggia tra il Marocco e la Spagna. Paesaggio siciliano del 1923 è una delle opere più significative di quel periodo.
Negli anni Trenta, Dufy dedica una serie di dipinti ai campi di grano, guardando ai dipinti di Vincent Van Gogh. I colori sono molto forti, il giallo dei campi ci abbaglia e stordisce. Il tratto è leggero, i colori sono sfumati. Il grano del 1930 lascia intravedere il soggetto: siamo di fronte ad un’emozione, ad una macchia di colore che si allarga e si dissolve.
In mostra vi sono anche alcuni dipinti di nudi di donna in piedi o sdraiati realizzati tra il 1928 e il 1930. Donne come odalische, forse un omaggio a Matisse? Creature femminili che mostrano una generosa nudità in cui i colori si riducono al rosa e all’azzurro, il colore preferito dall’artista. Nudo disteso del 1930 è importante per la prorompente volumetria e le decorazioni arabescate del divano e delle stoffe.
L’amore è l’interesse che l’artista provava per i fiori si esprimono in una serie di acquerelli degli anni Quaranta e Cinquanta, realizzati dal vero durante i soggiorni in campagna. Il colore, favorito dalla tecnica dell’acquerello, appare distribuito a chiazze, campiture e linee che non necessitano di uno sfondo. Bouquet campestre del 1953 è uno dei più accattivanti.
La Fata Elettricità
Ed eccoci arrivati all’ultima sala che ci accoglie con un riproduzione in scala 1:10 de La Fata Elettricità, un’opera monumentale, tra le più grandi al mondo, di circa 600 mq, realizzata nel 1937.
Dufy è chiamato ad eseguirla per il padiglione della luce e dell’elettricità nell’Esposizione Internazionale delle Arti e delle Tecniche della vita moderna tenutasi a Parigi. L’artista ebbe undici mesi per completare l’opera. Per la documentazione scientifica Dufy si fece aiutare dal fratello Jean.
Si tratta di 250 pannelli di compensato di 200 x 120 cm dipinti nel cantiere di una fabbrica dismessa. I colori utilizzati sono i Maronger (olio resinato, emulsionato in acqua gommata) per il breve tempo di essiccazione. In questa grande opera si evoca l’invenzione dell’elettricità da parte di scienziati ed inventori e gli effetti delle loro scoperte sulla vita quotidiana e sul progresso dell’umanità. Grandi campiture di colore sono utilizzate per collegare visivamente le scene una all’altra.
È la storia dell’umanità, in un sincretismo perfetto di linee, colori, magia e sogno. Non è solo un dipinto, è l’affresco della vita interpretato con i colori, la gioia e la magia dell’arte di Raoul Dufy!
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