Nel luglio 1809 un gruppo di allievi dell’Accademia di Vienna e dell’Accademia di Belle Arti di Copenaghen si raccolse, sotto la guida di Johann Friedrich Overbeck e di Franz Pforr, nella Lega di San Luca, un sodalizio fondato sul modello delle confraternite religiose, il cui scopo era quello di ricondurre l’arte “sulla via della verità” seguendo l’esempio degli antichi maestri. Animati da un profondo fervore spirituale, nel 1810 i giovani pittori tedeschi giunsero a Roma e si riunirono in confraternita nel convento abbandonato di Sant’Isidoro a Capolecase. La magrezza, i capelli spesso lunghi e la dottrina ideologica che li caratterizzava valsero loro, sulla scia della visione sentimentale dell’epoca, l’appellativo di Nazareni, in evidente allusione a Cristo.
La rivalutazione romantica del Medioevo cristiano fu d’altronde alla base del loro rinnovamento artistico ispirato ai cosiddetti primitivi; Giotto, Masaccio, Beato Angelico, Signorelli e ai grandi pittori del primo Rinascimento quali Perugino, Raffaello e Michelangelo. Sebbene non siano del tutto chiare le motivazioni che spinsero Carlo Massimo ad affidare la decorazione della sua dimora ai pittori tedeschi, la presenza degli artisti mitteleuropei in casa Massimo si inserisce nella temperie culturale della Roma internazionale d’inizio Ottocento. Non bisogna dimenticare il presunto ruolo avuto nella committenza dallo scultore Antonio Canova, il quale, già nel 1815, nella sua importante impresa decorativa delle lunette della Galleria Chiaramonti in Vaticano aveva coinvolto un gruppo di artisti tedeschi.
(da M. Minati, Il Casino Giustiniani Massimo al Laterano, Milano 2014)