Abbiamo parlato di tantissimi campioni, leggende e fuoriclasse giramondo… Ma ci sono storie che sono troppo belle, le storie delle bandiere, delle leggende…
Il nostro campionato ne è stato pieno e ad oggi ne sono rimaste davvero poche (verranno in mente gente come Totti, Di Natale…)
Oggi però parleremo di un altro calciatore, che ha dato i suoi anni migliori alla causa del Real Madrid… Il re di Madrid, l’ultima leggenda in blancos, Raúl Gonzàlez Blanco.
Il calciatore spagnolo ha davvero dato tutto al club madri dista, l’ha amato, ha amato indossare quella maglia, lottare per lei, per i tifosi, per le gioie e per uscire dai momenti di dolore e di difficoltà: ha messo se stesso in disparte, andando a giocare in Germania allo Shalke 04, perché aveva capito di essere un peso per la sua squadra, il suo amore.
In questi giorni si sta parlando del suo ritiro e a noi nostalgici è l’ennesima perdita di un giocatore fuori dal comune, uno di quelli che passano e poi non tornano…
Alle merengues ha regalato le maggiori gioie degli anni 90’: cinquanta titoli circa tra cui tre Champions League e 323 gol entrando, d’obbligo, nella storia del Real Madrid.
Il suo record è stato recentemente raggiunto da uno che, ad oggi, ha la “sua” 7 sulle spalle: Cristiano Ronaldo.
Il destino ha voluto che Raúl giocasse per il Real: all’età di 15 anni, quando era solo un ragazzino di buone prospettive giocava infatti nell’Atletico ma il presidente fece chiudere una delle accademie dei “colchoneros” e allora il ragazzo passo al Real, nella Juvenil C.
Si sentì subito a casa e nelle giovanili fece faville e, nel 94, esordì in prima squadra… Il proseguo è una storia d’amore che non è mai finita perché ogni volta che torna a casa Raúl riceve l’affetto del Bernabeu intero.
Solo i titoli con la nazionale ed il Pallone d’oro non sono arrivati nella sua carriera ma, come già detto in altri articoli, non saranno la champions, il mondiale o il pallone d’oro a fare di un giocatore una leggenda.
Perché Raúl ha vinto il premio più grande a cui un calciatore può ambire: non essere dimenticato dai suoi tifosi.