Giovedì 23 luglio si è tenuta la mostra dei progetti realizzati dai ragazzi del primo anno di Scienze dell’Architettura dell’Università di Firenze nel cuore della Chinatown della città di Prato, in un ex lanificio riqualificato dalla neonata associazione culturale [chì-na], denominata appunto “Le case torri si alzano in Chinatown”.
I progetti sono il risultato finale del lavoro fatto nel corso del Laboratorio di Progettazione dell’Architettura 1, dove gli studenti del Prof. Valerio Barberis hanno approfondito insieme agli assistenti Emanuele Barili, Cosimo Balestri, Adele Meucci, Camilla Meciani il tema della casa torre come possibile risposta per preservare la mixitè e l’identità della città fabbrica nella Chinatown di Prato.
Una vera e propria agopuntura nel quartiere del Macrolotto zero dove le case torri si ergono dal tessuto urbano e si vanno ad insediare in piccoli spazi urbani vuoti.
Gli studenti hanno dovuto rispettare le misurazioni limite che gli sono state assegnate in fase pre-progettuale: il volume dell’intero edificio non doveva essere superiore a 500 metri cubici e l’altezza del medesimo non doveva superare i 21 metri.
Gli organizzatori sostengono che questi progetti nascono dalla considerazione che la densità del
quartiere è la qualità che conferisce all’area il grado di città. Le vecchie fabbriche dunque potrebbero essere riutilizzate per dare valore a quel patrimonio definito “inestimabile” dagli stessi organizzatori che dicono: “stiamo perdendo in cambio di una speculazione non più redditizia, un patrimonio inestimabile. Dobbiamo trovare un’alternativa alla generica sostituzione edilizia che spesso genera quartieri dormitorio”.
Questa mostra ha avuto un buon successo sia dal punto di vista della qualità dei lavori sia dalle positive recensioni che la gente ha rilasciato al fine della mostra stessa.
Gli studenti si sono ritenuti abbastanza soddisfatti del lavoro poiché si sono cimentati per la prima volta sul tema della progettazione, la quale ha donato loro molta creatività e voglia di lavorare visto che era un tema molto interessante sia per loro sia per la città di Prato.
Le torri realizzate emanano un mix di colori, forme e caratteri simbolici molto interessanti, “Per me questa è stata la prima volta – dice uno studente – che ho messo mani su un vero e proprio progetto che è andato a modificare, solo in fase progettuale, un pezzo di territorio cittadino che ritengo tutt’al più molto interessante e particolare sia dal punto di vista della vivibilità che dal punto di vista dell’impatto abbastanza forte che emana, cioè un territorio italiano che incorpora usi e tradizioni del popolo cinese. Un territorio che emana ancora quel profumo di lavoro proveniente da quelle fabbriche non più in funzione e che hanno voglia di riavere anche loro una maggiore visibilità, ecco perché penso che i nostri progetti abbiano una grandissima importanza. Anche se non saranno mai realizzati, il senso che hanno donato a questo territorio non passerà inosservato”.
foto di Carlotta Brungiu