L’Olanda è una grande realtà calcistica, con un campionato che punta molto sui giovani (che poi esporta all’estero per incantare il mondo) e piena di storie che hanno cambiato la storia del calcio…
Ma a livello di mondiali l’Olanda è anche “vittima” di una maledizione: infatti gli Orange, come vengono chiamati, non hanno MAI vinto un mondiale e sono anche la nazionale che ha perso più finali (4) insieme alla Germania (che però ne ha vinte altrettante).
La nazionale non fece grandi risultati fino agli anni ’70. a quell’epoca nell’Ajax, una delle squadre più importanti del paese e d’Europa, giocava un ragazzo che ha guidato il club di Amsterdam a risultati mai visti prima e che ha rivoluzionato il modo di giocare a calcio… il suo nome era Johan Cruijff giocatore di un talento ancora oggi ricordato ed ambito.
Ma Cruijff non era solo, in quegli anni si erano creati giocatori fenomenali e le due squadre fornitrici erano Ajax e Feyenoord, con qualche giocatore del PSV, ma come riserva.
Proprio il fondatore del “Calcio Totale” , che consisteva nell’eliminare le posizioni dei giocatori e creare un movimento omogeneo della squadra su tutto il campo, Rinus Michel che prese le redini della nazionale dei “tulipani” (chiamata anche così perché i tulipani olandesi sono famosi in tutto il mondo) ai campionati del mondo del’74 nella Germania dell’Ovest.
In quel campionato partirono da sfavoriti ma dimostrarono subito di potersela giocare tantissimo perché erano proprio forti, sì perché non esisteva altro aggettivo per descriverli, forti.
Arrivarono, quindi, in finale contro i padroni di casa guidati da un’altra leggenda: Frank Beckenbauer.
Il calcio d’inizio di quella finale rimarrà nella storia di questo sport: pura magia e classe. 15 passaggi consecutivi degli orange, Cruijff entra in area e viene steso, rigore ed 1-0 Olanda.
Ma è qui che entra in gioco il destino: l’Olanda è troppo forte, sa di esserlo, forse troppo e sottovaluta i tedeschi. La nazionale di casa era una formazione testarda e se “non chiudi la partita” ti punisce e fu così… La Germania riuscì a limitare il fuoriclasse dei tulipani e a ribaltare con un rigore ed un gol di rapina di un attaccante dalla caratteristiche più ricercata: il senso del gol, l’essere al posto giusto al momento giusto. Questo era Gerd Muller.
Gli Orange si resero conto solo a finale persa dell’opportunità che fallirono.
Quattro anni dopo gli Orange arrivarono di nuovo in finale, seppur in modo più faticoso, meno spettacolare e senza Cruijff (che rinunciò a sorpresa), questa volta contro l’Argentina di Mario Kempes: al 90’ sull’ 1-1 un palo dell’Olanda fece arrivare la partita ai supplementari dove l’Albiceleste (soprannome dell’Argentina) si impose.
Il ’78 segnò la fine di questo grande ciclo fatto di campioni che rimase, però, privo di titoli mondiali.
10 anni dopo arrivò una nuova generazione di fenomeni guidato dal buon vecchio Michel: Van Basten, Gullit e Rijkaard (giusto per citare nomi noti a tutti) regalarono l’europeo dell’88 all’Olanda facendo gioire una nazione intera.
Ma ai mondiali successivi la storia rimase la stessa: Italia 90’ le notti magiche si fermarono agli ottavi a S Siro (già lo stadio dei tre fenomeni); USA 94’ diedero vita alla patita più bella di quell’edizione contro i futuri campioni del Brasile, recuperando un 2-0, ma furono appunto battuti dai verde-oro con una punizione di Branco; In Francia, nel 98’, perdono in semifinale ai rigori ancora contro il Brasile. Nella finale 3°/4° posto cedono la medaglia di bronzo alla Croazia, che farà il suo più bel risultato nella storia dei mondiali.
Il nuovo millennio parte davvero male perché i tulipani mancano la qualificazione al mondiale del 2002 e nel 2006 perdono agli ottavi ma iniziano a creare una nazionale di nuovi nomi come, ad esempio Van Nistelrooy.
La nuova generazione si plasma per i primi mondiali in un paese dell’Africa: il Sud Africa, nel 2010. Nuove stelle come Sneijder, Van Persie e Robben sono la vetrina per questa competizione.
Molti dei giocatori presenti in questo mondiale, infatti, hanno vinto la Champions League negli anni precedenti o proprio nel 2010. Ma insieme alla crescita Orange in quel periodo si era creata una nuova idea di calcio, che sapeva di paella e di tango: era il Tiki Taka spagnolo creato dal leggendario Barcellona di Guardiola e che era stato assorbito dalla nazionale delle furie rosse, la Spagna (che aveva vinto anche i precedenti europei).
E fu proprio questa la finale: Spagna-Olanda. La partita era bloccata, fisica, poco spettacolare… Robben spreca due occasioni sembra destinata ai rigori ma, come sempre, il destino si fa beffa, ancora, degli Orange e la leggenda del Barca, Iniesta, al 117’ buca Stekelenburg e si prende la coppa. Un altro secondo posto.
Nell’ultima edizione dei mondiali, Brasile 2014, la voglia di rivalsa è tanta, basta essere sempre dietro qualcuno, bisogna sfatare questo mito! L’Olanda gioca bene, sembra in salute e in semifinale ritrova l’Argentina: si arriva ai rigori dopo una partita tattica e uno straordinario Romero manda a casa, ancora, i tulipani. Si aggiudicano il 3° posto contro i padroni di casa ormai arresi, abbattuti dai tedeschi,che vinceranno il mondiale, nello storico 7-1.
Insomma l’Olanda è sempre stata una nazionale forte e con moltissimi campioni ma allo stesso tempo è una nazionale che ha paura della sua storia, di se stessa, che non riesce a dimenticare quante volte gli è stata sbattuta la porta in faccia proprio sul più bello…
Ha bisogno di una vittoria, per prendere quel coraggio che, forse, ha perduto in quella partita del ’74 e che ancora oggi la tiene lontana dalla coppa del mondo.