Che cos’è l’amore? La letteratura, la poesia, le canzoni, i film hanno da sempre cercato di dare una risposta a questa domanda. Non voglio affrontare l’argomento citando Freud, Jung, Lacan, perché vorrei affrontare la questione in termini pratici e non perdermi in troppi psicologismi e intellettualismi, che potrebbero portare fuori strada. Alcuni/e dicono di non amare più una persona, ma di volerle solo bene. Per amore, quindi, intendono la passione, la leggerezza, l’innamoramento, il desiderio. Ma si ama davvero chi si desidera e si desidera solo chi si ama? Esiste una corrispondenza univoca tra desiderio e amore? Non è forse volersi bene una forma più elevata d’amore rispetto al semplice innamoramento? È ancora possibile volersi bene per una vita, come riusciva ai nostri avi? Non abbiamo più lo stesso spirito di sopportazione oppure abbiamo messo un’asticella sempre più alta tutti e tutte? Inoltre alcuni non riescono a voler bene a sé stessi: figuriamoci se riescono a voler bene a un’altra persona! Il problema di molte coppie di lungo corso è che non riescono più a riaccendere il desiderio. Spesso la cosa è taciuta o sottaciuta. Così si finisce per litigare sulla cucina, i figli, l’economia domestica, le pulizie di casa. Ma l’aggressività viene spostata. Il vero problema invece è l’intesa sessuale, che non è più quella d’un tempo. E spesso della vera causa non se ne parla, viene nascosta, repressa, insomma mai affrontata. Molti/e in questa situazione finiscono per arrampicarsi sugli specchi e addossano chissà quali colpe inesistenti alla dolce metà quando invece il problema è un altro. Perché non si desidera più una persona? I motivi possono essere più disparati. Si invecchia e si può essere meno appetibili o meno prestanti sessualmente, si possono cambiare i gusti oppure può subentrare la noia. Ma è più difficile ravvivare il desiderio con il/la partner o costruire un nuovo progetto di vita con un’altra persona che ci soddisfa di più? Ecco allora che molti/e si lamentano con amici e amiche del solito tran tran, del solito menage. Ma tutto si deve ridurre al desiderio, alla soddisfazione sessuale e quindi agli orgasmi e alla qualità e quantità degli amplessi? Insomma siamo esseri umani o bestie? Oggi si considera la soddisfazione sessuale un’esigenza. Bisogna essere bravi/e a letto. Non sono ammesse inibizioni, cali del desiderio, defiance. Anche sessualmente bisogna dimostrarsi funzionanti ed efficienti. Si viene anche valutati e stimati socialmente in base alle nostre prestazioni sessuali, perché non c’è discrezione e riservatezza: gli uomini parlano di sesso con gli amici e così fanno le donne con le amiche. Talvolta la sessualità viene filmata, esibita e le relazioni sentimentali acquisiscono risvolti pornografici. Un tempo non era così. È vero che in questa società riceviamo quotidianamente una dose massiccia di stimoli erotici e pornografici. Ma non ci si può elevare e innalzare da questo stato di cose? Non ci si può astrarre dalla mentalità comune? Volersi bene spesso significa costruire un progetto di vita insieme, sposarsi, mettere su casa, fare e crescere figli. Il piacere sessuale deve quindi essere considerato fisiologico e perciò ineludibile e irrinunciabile? E chi non è soddisfatto sessualmente della sua metà deve per forza guardare altrove e cercare al di fuori della coppia? Capisco che la libertà sessuale sia anche un diritto della persona qui in Occidente. Ma non esiste il rischio di ulteriori guai e complicazioni? Volersi bene, almeno in teoria, significherebbe sacrificarsi, rinunciare alle occasioni, alle tentazioni. Eppure per sempre più persone diventa un imperativo categorico avere un amante o una amante. Ci sono coppie che diventano aperte. Non so se nelle coppie con lui cuckold prevalga il voyeurismo dell’uomo o il libertinismo della donna; forse sono entrambi cause che determinano questo tipo di scelta. Volersi bene comunque significherebbe accontentarsi, sopportare le frustrazioni, non chiedere troppo al/lla partner. Ma in quest’epoca tutti e tutte vogliono tutto. La rinuncia non è concepita. Spesso i tradimenti vengono compiuti in segreto e le persone trovano mille sotterfugi ed escamotage. Eppure quasi tutti si sposano in chiesa e accettano in teoria quindi di vivere e di accettare il bene e il male, la buona e la cattiva sorte. Invece spesso queste promesse vengono disattese alle prime difficoltà. Finisce così che alcuni/e si lasciano dopo poco tempo che si sono sposati. Ma mi chiedo io: non si desiderano più perché non si amano o non si amano più perché non si desiderano più? Il desiderio è un mistero, ha leggi arcane che ci sfuggono. Perché ci attrae una persona? Difficile dirlo. Possiamo spiegarlo con mille ragioni logiche, mentre invece spesso il vero motivo è inconscio e perciò irrazionale. E ancora una volta tutto si deve ridurre all’attrazione fisica o così facendo il desiderio diventa la premessa indispensabile dello stare insieme e la sua realizzazione il fine ultimo? L’Italia è un Paese cattolico e secondo la morale sessuale cattolica il sesso dovrebbe essere finalizzato alla procreazione o quantomeno dovrebbe essere considerato il completamento di un dialogo di una relazione a lungo termine. Invece oggi il sesso diventa l’essenza dell’intera relazione e non c’è via di scampo. Alla base di tutto c’è il materialismo, che finisce in termini spiccioli per diventare puro consumismo sessuale. I corpi diventano strumenti e oggetti di piacere. Soltanto quando due persone divengono molto anziane di solito capiscono l’importanza dell’affetto, del sostegno reciproco, del dialogo, dell’aiutarsi vicendevolmente. Ma le coppie sessualmente attive mettono di solito il piacere fisico al primo posto: quella è la priorità e il modo per valutare la qualità di una relazione. Volersi bene? Solo se c’è intesa e soddisfazione sessuale! Altrimenti avanti il prossimo o la prossima!